sabato 15 maggio 2010

Sangue acquoso. Per una presa di coscienza.

L’acqua è sacra, te lo dicono proprio tutti. Te lo direbbe Bukowski, persino, sputando il vinaccio da quattro soldi per un colpo di tosse improvviso, ti direbbe è da lì che si produce sta roba che perdio mi avvelena, grazie a dio. E questa teramo di notte se la bagni brilla un po’ di più. Io li ho visti i banchetti e le scritte contro la privatizzazione. Ho visto quelli che non hanno un cazzo da fare, si mettono in piazza. Matti, in tutto matti, che perdono le giornate a raccogliere gli autografi dei passanti, ad ordinarli, a spiegare con calma alla gente che scorre per le strade ché no, non arriverà loro un aspirapolvere in prova, che c’è un decreto a prevedere la gestione di un bene pubblico ai privati. Timido lo Stato fa un altro piccolo passo indietro. Un po’ come chi vi scatta una foto e vi dice di arretrare che non entrate nell’inquadratura, col sorriso a trentadue denti d’oro vi spiega che non è per cattiveria che, proprio, mancano due passi, quanto è bello avere un ritratto per ricordarsi di sé, sì così, indietro ancora per poco. E vi ritrovate a cadere nel dirupo alle vostre spalle e avete chiuso gli occhi e la foto è pessima. Io non so a che punto del ciglio ci troviamo compagni ed amici. Ma se 3,4 milioni di persone ogni anno (5 mila bambini al giorno) muoiono a causa di malattie trasmesse dall'acqua, teniamoli aperti questi cazzo di occhi.
Stefano Diodati

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