In questo clima di tragedia, pieno di terremoti, tsunami e allarmi per la fine del mondo imminente, io lo ammetto: guardo Maria de Filippi annessi e connessi.
Avanti, facciamo “outing”, chi di noi non è stanco dopo una giornata di studio e lavoro, chi di noi non si merita una bella birra fredda e un divano comodo? Ed ascoltare tutte quelle brutte notizie, scomode per il nostro cervellino fuso, ci disturba.
A chi non piace guardare il sorridente faccione di Gerry o farsi scappare una lacrimuccia con le storielle di Maria o litigare con Simona su di una isola tropicale?
Eppure poi ci scandalizziamo se i nostri parlamentari non sanno dove sia il Darfur o l’anno dell’inizio della Rivoluzione Francese. Vero?
Ed allora, mio caro Italiano medio, dove sta la verità? Dove vuoi collocarti?
Nel disimpegno defilippiano o nell’impegno pseudo-culturale che ci possono offrire altri programmi?
La tv spazzatura si insinua con il suo metalinguaggio nelle nostre case, nel nostro cervello; modi di dire, espressioni ed abitudini della quotidianità sono inevitabilmente influenzati da quella che ormai è una “corsa all’audience” dove gli autori esportano format statunitensi e adattano il tutto per noi, per accalappiare uno spettatore in più degli altri.
C’è chi minimizza, chi si scandalizza e chi, addirittura, disturba la Costituzione sostenendo la libertà dell’individuo di guardare e fruire di ciò che preferisce.
Posto che la libertà di disinformazione e disimpegno è sacra esattamente come il suo contrario, pochi tra i reality-dipendenti si accorgono di quanto tempo e vita ci toglie la tv spazzatura.
Chiedetevi se conoscete almeno una persona che vi ha detto “no, stasera non posso uscire perché c’è…RIS? Amici? Ballando con le stelle?”, quanta vita, quanta socializzazione sfuggita per rifugiarsi in quello che è un meta-mondo, un palliativo di una realtà che non soddisfa e non rallegra.
Ed ecco che quelle che non sono mai state considerate qualità assurgono a caratteristiche per “sfondare” per essere riconosciuti in strada e coperti di soldi e donne: la nullafacenza è simpatia, l’arroganza è carattere, l’ignoranza ci fa ridere e sentire intelligenti.
A che pro studiare molto e migliorarsi se ci sono persone ignoranti come i Tronisti, i concorrenti del GF o le Pupe? La nostra mediocrità diviene esaltante e la bellezza l’unico canone per essere accettati in società.
Quindi il sogno diventa non più diventare astronauta o dottoressa, ma calciatore e velina, tronista e pupa.
Un progetto di vita niente male, fatto di superficialità e popolarità.
D’altronde tutti sanno chi è Lapo Elkann e chiunque lo riconoscerebbe per strada, ma quanti riconoscerebbero John Elkann, suo fratello, uno degli imprenditori più giovani e produttivi d’italia?
Quindi, se non si possono dipensare autografi, vale davvero la pena ascoltare la tv dell’impegno o leggere giornali?
Dato che siamo tutti d’accordo sul fatto che non sia necessario avere un cervello per essere felici, resta solo una cosa da fare: trovare un Briatore da portare all’altare.