Si riapre la stagione della corrida, si riapre il massacro legalizzato dei tori.
L’annosa questione della Corrida è tutta incentrata sulla domanda: dove finisce la tradizione e dove la tortura? Quella che è una pratica secolare di mattanza dei tori è vista da molti come emanazione culturale della tradizione spagnola. Eppure, se il discorso si fermasse solo alla cultura, il problema sarebbe irrilevante e di sicuro questo che da molti è definito “sport” sarebbe attuale più o meno come i giochi gladiatorii o i sacrifici umani. Ma procediamo con ordine.Il toro, questo grande animale, così minaccioso, lo è realmente? I tori sono animali erbivori, sono, ricordiamolo, i maschi di una specie pacifica e ruminante.Gli animali che vengono brutalmente torturati, uccisi e persino mutilati, sono spesso fatti ingrassare con il "pienso" un miscuglio di alimenti troppo ricchi che servono a renderli enormi ma decisamente più goffi, mandati in arena con le corna spuntate, picchiati, accecati, con le narici piene di paglia; d’altronde “the show must go on”. Lo scopo è quello di impressionare lo spettatore e contemporaneamente mettere ancora più al sicuro il matador da un nemico troppo agile. Non sia mai! Cosa si salvaguarda, quindi? Lo spettacolo. Senza spettacolo non c'è immedesimazione e senza immedesimazione si accende lo spirito critico e l'ultima cosa che si vuole è che la gente cominci a pensare. Pagare, questo si che è fondamentale. A proposito di soldi: il sistema corrida riceve finanziamenti pubblici annuali per un totale di 564 milioni di euro solo nel 2009. Altra cosa che dovrebbe far storcere il naso è che non solo la Spagna finanzia riccamente una festa che interessa ad una minoranza della popolazione, ma anche l'Unione Europea la foraggia ampiamente: si parla di quasi 40 milioni di euro spesi all'anno.
Per i meno animalisti c’è anche un altro fattore da considerare: le scuole per toreri. In queste sovvenzionatissime scuole bambini dai 5 anni in poi vengono introdotti nello sfavillante mondo della tauromachia. Cominciando con il punzecchiare balle di fieno, continuano con macchinari con delle corna finte costruiti apposta; crescendo affrontano prima dei vitelli uccidendoli per finta, per poi passare all'uccisione vera e propria. L'allievo in erba comincerà ad affrontare i suoi primi tori nelle "novilladas", corride in cui il matador uccide tori molto giovani (2/3 anni) e senza l'ausilio dei picadores (che servono per indebolire il toro e supportare il matador). In queste cosiddette scuole, si introduce nella psiche dei giovanissimi la normalizzazione dell'uccisione di animali, della crudeltà e gli si lava abbondantemente il cervello con concetti inverosimili sul prestigio, l'arte, la cultura, la tradizione e quant’altro. Normale che in un ambiente simile crescano dei sadici quasi "loro malgrado" posto che la loro incoscienza non sia una scusa valida per non rendersi conto della barbarie cui fanno parte.Sul numero di tori ammazzati all'anno ci sono molte stime; c'è chi dice 20mila, c'è chi dice 30mila c'è chi addirittura parla di 40000 tori torturati all'anno. Senza calcolare che in una corrida non muoiono solo i tori: anche i cavalli utilizzati nell'arena, vecchi e già strautilizzati per compiti di "tiro", ricevono incornate spesso letali e, a volte, vengono ributtati in arena con ferite gravissime mascherate dalle bardature. Questa valutazione riguarda solo la corrida spagnola tradizionale. Senza volersi dilungare su altre meravigliose tradizioni spagnole in cui vengono sacrificati, per il sollazzo dei partecipanti, migliaia di animali all'anno e non certo uccisi per mangiare, ma tori cui vengono poste delle palle infuocate sulle corna per farli impazzire e scappare spaventati oppure di capre vive lanciate da un campanile (succede a Maganenses).
con il contributo di Gabriele Carpegna