
Ci vorrebbe un pò più di chiarezza sulle molte falsità che in questi giorni vengono diffuse. Cerchiamo di spiegare allora, con sei semplici domande ed altrettante risposte, cosa sta realmente accadendo in Louisiana, dopo l'esplosione della piattaforma Deepwater Horizon.
Una cosa chiara ed evidente agli occhi di chiunque è sicuramente il fatto che decenni di maree nere non ci hanno insegnato nulla; infatti, dopo tante promesse di "rivoluzione verde" e di Green Economy, cosa succede agli inizi di Aprile 2010 ?!! Accade che il signor Barak Obama ridà il via alle esplorazioni offshore (a largo) negli USA dopo una lunga moratoria (sospensione che vieta a chi pratica tali attività il proseguimento delle stesse). Neanche a farlo apposta viene subito ripagato da BP (che non vuol dire più British Petroleum ma Beyond Petroleum, cioè "Oltre il petrolio"!) con una marea nera che lascerà di certo il segno; cerchiamo di capire perché.
INCIDENTE SENZA PRECEDENTI? -Falso- Tant'è che la moratoria alle estrazioni petrolifere offshore negli USA non è iniziata per caso; nel '69 infatti esplodeva la piattaforma di Santa Barbara in California riversando in mare dalle 12 alle 13mila tonnellate di petrolio in soli dieci giorni uccidendo qualcosa come 10mila uccelli. Dieci anni dopo tocca alla piattaforma Ixtoc 1 della compagnia PeMex messicana, che riversa in mare 480mila tonnellate di petrolio in più di nove mesi; registrato come la più grave perdita in mare di petrolio con danni che la compagnia non pagò mai e con conseguenze che ognuno di noi può immaginare. Senza dimenticare nel 2005 le 30 piattaforme danneggiate dall'uragano Katrina, proprio in Louisiana, che hanno contribuito ad alimentare il danno.
TECNOLOGIA ALL'AVANGUARDIA? -Falso- Infatti la piattaforma Deepwater Horizon non è della BP, ma è stata da loro affittata per la "modica" cifra di 500mila dollari al giorno; cifra con la quale la stessa compagnia avrebbe potuto acquistare un sistema di bloccaggio del pozzo a distanza (cioè azionabile con un sistema acustico dalla superficie). Chissà come mai tale dispositivo, obbligatorio in Norvegia e Brasile, non sia stato adottato in una piattaforma assolutamente all'avanguardia come la BP riferisce. Il fatto è che viste le forti pressioni della lobby petrolifera, nel 2003 lo US Mineral Management Service conclude che "tali dispositivi non sono raccomandati perchè tendono ad essere troppo costosi" !! Certo è normale con profitti che superano i 6 miliardi di dollari in un quadrimestre e coi i 3,5 spesi per attività di lobby non è possibile equipaggiare una piattaforma con un sistema che tuteli l'ambiente, che scherziamo!!
MILLE BARILI AL GIORNO? -Falso- Questa è la quantità di barili che BP dichiarava si stessero riversando in mare ma non è assolutamente vero e non serve molto per capirlo, infatti già dai primi sopralluoghi la NOAA (amministrazione oceanografica e atmosferica nazionale) stimava 5000 barili al giorno, ma le cifre signori, sono ben più elevate se pensiamo che la Deepwater ha una produzione potenziale di 150mila barili al giorno "dichiarati dalla BP". Ora si cerca di intrappolare la perdita sotto una cupola di cemento, ma ci vorrà del tempo dato che la condotta va tagliata in tre punti e che per arginare le perdite sul fondo marino bisognerà scavare un altro pozzo per togliere pressione a quello esistente. Per cui le cifre sopra, relative alle perdite, vanno moltiplicate per i giorni che ci vorranno per arginare la rottura; c'è voluto circa un anno per chiudere il pozzo della Ixtoc 1.
BP PAGHERA' TUTTI I DANNI? -Falso- I media annunciano che la compagnia ha già dichiarato di assumersi tutte le responsabilità e che pagherà tutti i danni; non è vero, infatti, BP ha dichiarato che pagherà tutte le perdite economiche accertate e quantificabili. Esempio è quello del disastro della Exxon Valdes dove la Exxon Mobil era stata condannata a pagare 5,5 miliardi di dollari tra danni ed ammenda, ma con successivi appelli e perizie in tribunale arrivarono a cavarsela con poco più di 500milioni di dollari da sborsare. Questo accade perché le assicurazioni ti tali compagnie petrolifere difficilmente ripagano tutti i danni ambientali legati a tali eventi.
GLI ECOSISTEMI SI RIPRENDERANNO PRESTO? -Falso- Perchè disastri petroliferi di tale entità sono difficili sia da valutare che da monitorare considerando un ecosistema pelagico assai complesso. Le sostanze tossiche del petrolio e dei disperdenti, usati per arginare l'onda nera, comprometteranno la vita di molte specie viventi causando infertilità e malformazione dei feti; è difficile stimare in quanto tempo gli ecosistemi si riprenderanno, considerando che dopo oltre 20 anni ancora si riscontrano gli effetti delle sostanze tossiche in mare del caso Exxon Valdez.
CON LE MIGLIORI TECNOLOGIE EVITIAMO QUESTI DISASTRI? -Falso- E' vero che l'incuria e l'avidità delle lobby petrolifere in parte sono causa di tali disastri, ma è solo parte della realtà. Tali incidenti, infatti, sono molto più frequenti di quanto i media non riferiscano (lo scorso gennaio a Port Hartur si è verificato un "major oilspill", sversamento in mare di idrocarburi, di cui nessuno ha parlato) e dipendono da molti fattori come uragani, errori umani, malfunzionamenti ecc. In pratica ce ne saranno sempre di questi eventi. Per eliminare tali pericoli e combatter i cambiamenti climatici e l'acidificazione degli oceani è smettere di cercare ed usare questi prodotti. Rivoluzione Energetica è il termine verso cui molti settori industriali si stanno proiettando lasciando da parte il petrolio passando alle energie rinnovabili e all'efficienza energetica. YES, WE CAN.