Il 26 Aprile 1986 a Chernobyl, cittadina vicino Kiev in Ucraina, esplode uno dei 4 reattori nucleari della omonima centrale nucleare. Una catastrofe umanitaria di dimensioni superiori all’esplosione nucleare di Hiroshima nel 1945. L’8 Settembre 1987 in Italia viene indetto un referendum abrogativo inerente la costruzione di centrali nucleari sul suolo italiano iniziata alcuni anni prima. I quesiti principali di questo referendum erano: 1)Volete che venga abrogata la norma che consente al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) di decidere sulla localizzazione delle centrali nel caso in cui gli enti locali non decidono entro tempi stabiliti?
2)Volete che venga abrogato il compenso ai comuni che ospitano centrali nucleari o a carbone?
3)Volete che venga abrogata la norma che consente all’ENEL (Ente Nazionale Energia Elettrica) di partecipare ad accordi internazionali per la costruzione e la gestione di centrali nucleari all'estero?
Il risultato fu una schiacciante vittoria del “fronte del Si”, anche sulla spinta della catastrofe di Chernobyl dell’anno prima, oltrel80% dei votanti si espresse per l’abrogazione delle cosiddette “NORME NUCLEARI”. Tutto questo è il normale funzionamento di una democrazia, per cui una scelta legislativa viene abrogata dai cittadini attraverso lo strumento referendario. In realtà nemmeno venti anni dopo il “referendum sul nucleare”, che aveva bloccato in tronco i primi lavori sulla prime centrali, il problema della costruzione di centrali nucleari in Italia è ricomparso come se nulla fosse stato. Nell’ Aprile 2008, alle elezioni politiche, viene eletta in Parlamento una maggioranza composta dai partiti del PDL, Lega Nord e Movimento per l’Autonomia che vota la fiducia al quarto Governo Berlusconi. Nei piani del nuovo esecutivo c’è da subito il ritorno al nucleare come obiettivo improcastinabile tanto che nel progetto si spende il premier in prima persona ,firmando accordi di collaborazione con Francia e Russia, insieme al nuovo Ministro(oggi dimessosi) per lo sviluppo economico Claudio Scajola. Uno dei punti focali dell’intera questione è “DOVE COSTRUIRE LE NUOVE CENTRALI NUCLEARI?” A tal fine il Governo commissiona al CNR una lista di siti potenzialmente idonei per la realizzazione sia di centrali nucleari che di depositi di stoccaggio per scorie radiattive.Questa lista, ad oggi, rimane “segreta” perché tutti conoscono l’impopolarità della “scelta nucleare”, poi c’erano da affrontare le elezioni regionali e quindi il Governo ha ritenuto di non divulgare nulla alla popolazione. Alcune indiscrezioni riguardanti quella lista parlano però di una semplice riproposizione dei siti ritenuti idonei prima del referendum del 1987. In quella lista “pre-1987” compariva anche il nome del comune di San Benedetto del Tronto. Nello specifico la zona denominata Sentina, dove oggi sorge il depuratore comunale e un’area naturalistica protetta. La sua posizione costiera non sismica (almeno così affermano gli esperti) la sua vicinanza al fiume Tronto che offrirebbe il necessario apporto di acqua per il funzionamento della centrale, ne fanno un luogo appetitoso per un Governo che ha deciso di investire 30miliardi di euro nel “progetto nucleare”(come si evince dal DLgs 55/2009). La popolazione locale ha già cominciato a mobilitarsi contro l’eventuale costruzione a San Benedetto di una centrale nucleare affermando che una simile scelta metterebbe in ginocchio oltre al delicato eco-sistema della foce del Tronto (ricordiamo area naturalistica protetta) anke l’economia della “Riviera delle palme” incentrata quasi totalmete sul turismo balneare estivo. Il 17 Aprile 2010 qualke centinaio di persone si sono ritrovate nel centro di San Benedetto dal Tronto e hanno protestato pacificamente contro la costruzione della centrale nucleare. Questo è solo l’inizio, altre manifestazioni locali e nazionali seguiranno e nel frattempo sul WEB compaiono sempre più numerose pagine e gruppi facebook che catalizzano le tante opinioni contrarie alla costruzione di una centrale nucleare a San Benedetto del Tronto.
Riflettendo su questa questione il pensiero non può che correre alla situazione francese, dove il nucleare è una realtà ormai da molti anni. Tra la popolazione che abita nelle vicinanze delle centrali francesi (nel raggio di 50/80 km) si è riscontrato un aumento dei casi di leucemie infantili e un aumento dei valori radiattivi delle falde acquifere, le amministrazioni locali sono ormai da anni al fianco dei cittadini in estenuanti Class action contro la EDF( società francese dell’energia elettrica per metà a capitale pubblico), la stessa che costruirà le centrali italiane ( forse!). La val Vibrata con i suoi comuni dista una ventina di chilometri da San Benedetto del Tronto. Ciò vuol dire che la costruzione di una centrale nucleare vicino alla foce del Tronto non sarebbe (o non è) solo un problema locale, ma oltrepassa i confini comunali e provinciali fino a riguardarci direttamente. Siamo di fronte ad una scelta miope,a mio avviso, del Governo, che alla luce di questi e molti altri elementi decide di ignorare la volontà del popolo espressa con il referendum(vedi sopra) e spendere 30miliardi di euro in tempi di crisi economica globale da ammortizzare non si sa bene nè come né in quanto tempo. (eppure è lo stesso Presidente del Consiglio che da sempre “santifica” la volontà popolare altro che Russeau!). Il sospetto che tutto questo sia mosso, non da improbabili diminuzioni di bollette, ma da un sempre maggiore “affarismo di Stato” ai danni dei cittadini e delle amministrazioni locali è sempre meno un sospetto.
Giampaolo Fagotti

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