Sono passati esattamente 32 anni da quel 9 maggio 1972 in cui Giuseppe Impastato (per tutti Peppino) fù ucciso dalla Mafia. Politico, attivista, conduttore radiofonico, ma soprattutto un uomo che con i suoi continui affondi sulla Mafia ha contribuito a consegnarci una Sicilia ed un Italia migliore. Nato a Cinisi, in provincia di Palermo, nel 5 gennaio 1948, fin da ragazzo coltiva in sè stesso un forte sentimento anti-mafioso che lo costrinsero ad interrompere i rapporti con la sua famiglia, che di quel mondo faceva parte. Fondatore del giornalino "L'idea socialista" e del gruppo "Musica e Cultura", fù con "Radio Aut" che iniziò a denunciare i delitti e gli affari della Mafia a Cinisi e dintorni. La sua attività politica cominciò con un ruolo da dirigente all'interno dei gruppi della Nuova Sinistra e si concluse come candidato nelle liste di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali del 1978: proprio nel corso della campagna elettorale fù assassinato con una carica di tritolo posta sotto il suo corpo adagiato sui binari della ferrovia. Soltanto dopo 23 anni si concluderanno i processi ai due principali indagati, Vito Palazzolo e Gaetano Badalamenti, con una condanna a 30 anni per Palazzolo e l'ergastolo per Badalamenti.
A distanza di anni, il ricordo di Peppino e delle sue battaglie sono vive più che mai. Lui non voleva la Mafia a Cinisi, in Sicilia ed in tutta Italia ed è morto per questo. E' triste perciò sentire proprio oggi Emilio Fede che all'interno del suo Tg 4 attacca Saviano, a distanza di quasi un mese dalle dichiarazioni del Presidente del Consiglio Berlusconi "la mafia italiana è famosa per Gomorra... sarebbe la sesta al mondo, ma fiction e letteratura sono un supporto promozionale". Le parole di Fede sono state: "Però non se ne può più di sentire che lui è l’eroe (Saviano). Qualcuno gli ha pure offerto la cittadinanza onoraria… di che cosa? Non si capisce. Ha scritto libri sulla camorra e l’ha fatto tanta altra gente, senza andare sulle prime pagine, senza fare tanto clamore. Senza rompere… Senza disturbare la riflessione della gente. Un Paese come il nostro è contro la mafia, non c’è bisogno che ci sia Roberto Saviano". A voi un giudizio sul senso e sulla appropriatezza di tali parole in occasione dell'anniversario dell'assassinio di Peppino Impastato.
Consentitemi di concludere con una citazione di Antonio Gramsci: "La Storia insegna, ma non ha scolari."
lunedì 10 maggio 2010
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IN RICORDO DI PEPPINO IMPASTATO
Pubblicato da Matteo Feliciani on lunedì, maggio 10, 2010 · 0 commenti
Sono passati esattamente 32 anni da quel 9 maggio 1972 in cui Giuseppe Impastato (per tutti Peppino) fù ucciso dalla Mafia. Politico, attivista, conduttore radiofonico, ma soprattutto un uomo che con i suoi continui affondi sulla Mafia ha contribuito a consegnarci una Sicilia ed un Italia migliore. Nato a Cinisi, in provincia di Palermo, nel 5 gennaio 1948, fin da ragazzo coltiva in sè stesso un forte sentimento anti-mafioso che lo costrinsero ad interrompere i rapporti con la sua famiglia, che di quel mondo faceva parte. Fondatore del giornalino "L'idea socialista" e del gruppo "Musica e Cultura", fù con "Radio Aut" che iniziò a denunciare i delitti e gli affari della Mafia a Cinisi e dintorni. La sua attività politica cominciò con un ruolo da dirigente all'interno dei gruppi della Nuova Sinistra e si concluse come candidato nelle liste di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali del 1978: proprio nel corso della campagna elettorale fù assassinato con una carica di tritolo posta sotto il suo corpo adagiato sui binari della ferrovia. Soltanto dopo 23 anni si concluderanno i processi ai due principali indagati, Vito Palazzolo e Gaetano Badalamenti, con una condanna a 30 anni per Palazzolo e l'ergastolo per Badalamenti.
A distanza di anni, il ricordo di Peppino e delle sue battaglie sono vive più che mai. Lui non voleva la Mafia a Cinisi, in Sicilia ed in tutta Italia ed è morto per questo. E' triste perciò sentire proprio oggi Emilio Fede che all'interno del suo Tg 4 attacca Saviano, a distanza di quasi un mese dalle dichiarazioni del Presidente del Consiglio Berlusconi "la mafia italiana è famosa per Gomorra... sarebbe la sesta al mondo, ma fiction e letteratura sono un supporto promozionale". Le parole di Fede sono state: "Però non se ne può più di sentire che lui è l’eroe (Saviano). Qualcuno gli ha pure offerto la cittadinanza onoraria… di che cosa? Non si capisce. Ha scritto libri sulla camorra e l’ha fatto tanta altra gente, senza andare sulle prime pagine, senza fare tanto clamore. Senza rompere… Senza disturbare la riflessione della gente. Un Paese come il nostro è contro la mafia, non c’è bisogno che ci sia Roberto Saviano". A voi un giudizio sul senso e sulla appropriatezza di tali parole in occasione dell'anniversario dell'assassinio di Peppino Impastato.
Consentitemi di concludere con una citazione di Antonio Gramsci: "La Storia insegna, ma non ha scolari."
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