Un'intervista illuminante, chiarificatrice ed esplicativa quella di Jacques Attali, economista, banchiere internazionale, scrittore e professore universitario francese, all'emittente televisiva Euronews. Ha illustrato lo scenario economico europeo attuale, evidenziandone problemi ed opportunità. Ve ne propongo un sunto.
La crisi è appena iniziata: chi da mesi sostiene che sia finita o che se ne sia usciti non sa di cosa stia parlando. Il debito pubblico aumenta e la recessione resta. Certo in alcuni paesi non c'è crisi, ad esempio in India e in Cina, ma c'è negli Usa, nell'Ue, nell'area Ocse. Tutti questi paesi considerati ricchi, sono affaticati, hanno deciso di vivere a credito, ma prima o poi dovranno pagare. Non siamo però ancora nel baratro: la politica potrebbe trasformare questo scenario in un'occasione di rinnovamento, purchè non si ostini ad intervire con colpevole ritardo ogni qual volta si presentino grane (come nel caso Grecia). Sarebbero infatti stati sufficienti una quarantina di miliardi se si fossero anticipate le decisioni di due o tre settimane, invece si è esitato e alla fine il salvataggio sarà di gran lunga più esoso. C'è bisogno di rispondere alla vastità della crisi potenziando il meccanismo di reazione europeo, ma soprattutto, ed è questa la chiave per superarla, è necessario tornare a crescere. Sono ormai due anni che la paura di prendere decisioni paralizza l'Europa e intanto i problemi esplodono. In origine si parlava di una crisi modesta, legata ai subprime americani, che sarebbe costata 10 miliardi di dollari. Non si è intervenuti e la crisi ha investito le banche a livello mondiale. Oltre a riversarla sui contribuenti non si è ancora fatto nulla, ed è così che è ricaduta sui debiti pubblici nella misura di 7-8 mila miliardi di dollari. Le banche continuano a speculare, il sistema è ancora nelle mani della finanza internazionale. Non si fa altro che riversare il debito privato sul debito pubblico: è questa la tendenza che ha avuto inizio dal fallimento della Lehman Brothers. Si è accettato di finanziare tutte le perdite delle banche e scelto che a pagarle fossero i "contribuenti di domani", che sopporteranno oneri a causa di debiti contratti da altri. Questi sono gli errori che sono stati fatti, insieme alla decisione di ricorrere all'FMI per salvare la Grecia, decisione quest'ultima che l'economista francese ha commentato servendosi di una famosa espressione che Churchill proferì: "tra il disonore e la guerra si è scelto il disonore ma questo porterà comunque alla guerra". Il Fondo monetario non è un'istituzione europea, si è dunque accettato di far decidere ad altri, principalmente agli americani, le misure da adottare per risolvere una questione dell'Ue. Si è calpestata l'identità dell'Europa, lasciando a questa solo l'onere della crisi: infatti saranno proprio i paesi del vecchio continente a pagarla. Jacques Attali ritiene che l'euro scomparirà nel giro di due o tre anni se non si giungerà ad una nuova fase di integrazione economica, ovvero all'adozione di un bilancio europeo e di una politica fiscale comune. E' la decisione da prendere per evitare uno sfaldamento dell'Europa. Resta ora da capire se i politici, che non sembrano comprendere la gravità della situazione e che non hanno preso decisioni in momenti di relativa calma, abbiano il coraggio di prenderle ora in piena crisi. Il professore, crudele quanto realista nell'esposizione, conclude però lasciando a tutti noi un barlume di speranza: proprio perchè la crisi non è ancora terminata, paradossalmente la si potrebbe sfruttare per fare scelte radicali. Essa potrebbe rappresentare un'opportunità (come le furono la grande svalutazione del 92-93 o la crisi europea nell'83-84) per rinforzarsi e fare di più. La soluzione sembra essere "più Europa" (adozione di una politica fiscale comune) e non "meno Europa".
Sarà necessario ancora una volta passare per lo scenario peggiore per arrivare al risveglio della classe politica?
Pierluigi Ciabattoni

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