martedì 27 aprile 2010

L'altra faccia dell'Italia.

L'Italia non è una Nazione, è un'insieme di famiglie" scriveva il giornalista Leo Longanesi. Si tratta di famiglie che difendono i loro interessi con le unghie e con i denti. Imprese (famigliari) che evadono il fisco per miliardi, che gestiscono voti di famiglie di emigrati, che vivono di piccoli furtarelli di ogni giorno, che non hanno gli occhi abbastanza grandi per vedere dall'alto la somma delle piccole miserie di una vita trascorsa ad evader tasse. Il clientelismo che serve ai regimi autoritari esclusivamente per ottenere il consenso senza violenza. Corruzione, malaffare, illegalità diffusa.Quanto siamo, come popolo, complici di tutto questo? Successivamente alle cronache delle ultime settimane che traboccano di corrotti e corruttori, il commento "Lo sapevamo già" è il più comune tra gli Italiani. Una consapevolezza che lascia quasi di stucco. A pensare che ogni anno la corruzione costa ai nostri conti pubblici 50 miliardi di euro. La responsabilità del reato andrebbe data totalmente agli individui indagati dalla magistratura (i soliti "mariuoli") o sul banco dedli accusati, andrebbe non solo la politica o "il sistema" nel suo insieme, ma anche la nostra società, colpevole quanto meno di mancata reazione se non di complicità nel generale malaffare? Questo nostro atteggiamento con sorrisi plastici quando a furia di imposture ci si dimentica dove abbiamo nascosto anche a noi stessi la verità, questo nostro atteggiamento così poco reattivo, se non provoca, di certo aggrava il fenomeno della corruzione "made in Italy". Siamo davvero un popolo di rassegnati? 
Adriana Zuccarini
 

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