Tra le nazioni economicamente più sviluppate, l'IIalia è quella che mostra maggiori elementi di fragilità: scarsa competitività delle imprese, bassa produttività, pubblica amministrazione poco efficiente e un esagerato divario tra chi è ricco e chi ha poco.
Molti economisti ritengono che la causa più importante delle difficoltà italiane sia costituita dall'assenza di meritocrazia. Una società meritocratica riconosce e premia l'eccellenza di un individuo, indipendentemente dalla classe sociale di appartenenza. In Italia ciò non avviene. Da noi contano le frequentazioni, le parentele, le protezioni. La posizione sociale di origine e le aderenze politiche contano più della competenza e del talento. Nelle università, negli ospedali, negli uffici non è importante che chi lavora o dirige sia bravo, importante invece è favorire gli amici e i familiari.
A mio avviso, per costruire una società meritocratica si deve ripartire dalla scuola, ripristinando la serietà degli studi e mettendo a disposizione di chi ha più motivazione e talento tutti gli strumenti per sviluppare le proprie potenzialità. Inoltre, si deve facilitare l'ingresso dei giovani nelle professioni, oggi presidiate dai membri più anziani e privilegiati.
Concludo dicendo, che il riconoscimento del merito è soltanto un primo passo verso una società più giusta e più ricca.
martedì 27 aprile 2010
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LA MERITOCRAZIA
Pubblicato da Mattia Angelini on martedì, aprile 27, 2010 · 0 commenti
Tra le nazioni economicamente più sviluppate, l'IIalia è quella che mostra maggiori elementi di fragilità: scarsa competitività delle imprese, bassa produttività, pubblica amministrazione poco efficiente e un esagerato divario tra chi è ricco e chi ha poco.
Molti economisti ritengono che la causa più importante delle difficoltà italiane sia costituita dall'assenza di meritocrazia. Una società meritocratica riconosce e premia l'eccellenza di un individuo, indipendentemente dalla classe sociale di appartenenza. In Italia ciò non avviene. Da noi contano le frequentazioni, le parentele, le protezioni. La posizione sociale di origine e le aderenze politiche contano più della competenza e del talento. Nelle università, negli ospedali, negli uffici non è importante che chi lavora o dirige sia bravo, importante invece è favorire gli amici e i familiari.
A mio avviso, per costruire una società meritocratica si deve ripartire dalla scuola, ripristinando la serietà degli studi e mettendo a disposizione di chi ha più motivazione e talento tutti gli strumenti per sviluppare le proprie potenzialità. Inoltre, si deve facilitare l'ingresso dei giovani nelle professioni, oggi presidiate dai membri più anziani e privilegiati.
Concludo dicendo, che il riconoscimento del merito è soltanto un primo passo verso una società più giusta e più ricca.
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