LANCIANO - Quanto sappiamo noi abruzzesi della minaccia petrolifera che rischia per sempre di modificare una tra le coste più caratteristiche della nostra regione? Proprio domenica 18 aprile da San Vito Marina in provincia di Chieti è partito l’ennesimo grido di opposizione alle numerose istanze di sfruttamento dei giacimenti di idrocarburi nella nostra terra e nel nostro mare. L’obiettivo: impedire sia la costruzione di un enorme impianto di deidrosolforazione del petrolio greggio, voluta dall' Eni e subito chiamato Centro Oli sia la progettazione di altri impianti sparsi lungo la costa meridionale della regione. Sono arrivati a piedi, in bici, a cavallo e con il treno messo a disposizione dalla Sangritana, in 5000: un corteo lungo che non finiva mai, nonostante la pioggia incessante. Evidente a tutti la grande determinazione degli abruzzesi di manifestare per la salvaguardia della costa dei trabocchi. Come recita il manifesto delle associazioni presenti al corteo lo sfruttamento del petrolio avrà inevitabili effetti sull'ambiente e sulla salute di tutti gli abruzzesi: li esporrà a rischi potenzialmente catastrofici. Nessuna royalty potrà compensare i danni all'agricoltura, al turismo ed all’immagine dell’Abruzzo "Regione Verde d’Europa". I trabocchi , le antiche macchine da pesca che per anni hanno incorniciato un paesaggio ancora incontaminato e meta di un turismo non di massa potranno essere testimoni del degrado della natura circostante.
A questo punto vale veramente la pena bucherellare i fondali marini spargendo impianti di estrazione un po' ovunque? In realtà il petrolio del basso Adriatico è di cattiva qualità: è bituminoso, ha un alto grado di idrocarburi pesanti, è ricco di zolfo. E per giunta ha un alto impatto ambientale: il prodotto di scarto più pericoloso è l'idrogeno solforato, dagli effetti letali sulla salute umana anche a piccole dosi. L'Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di non superare 0.005 parti per milione (ppm), mentre in Italia il limite massimo previsto dalla legge è pari a 30 ppm: ben 6000 volte di più. Le attività di perforazione e produzione di petrolio dal fondo marino contribuiscono per il 2% all'inquinamento marino. Questo 2% va sommato al 12% dovuto agli incidenti nel trasporto marittimo e a un 33% per operazioni sulle navi relative a carico e scarico. La risposta è scontata: solo per interessi economici e speculativi si possono sottovalutare certi dati. Dal canto suo la Regione si è costituita nel giudizio di legittimità davanti alla Corte Costituzionale per verificare se la Legge regionale contenente i provvedimenti che bloccano la realizzazione del Centro Oli sia legittima. In attesa Giunta regionale e Governo continueranno a lavorare per elaborare una modifica del testo della legge impugnata, capace di contemperare l'interesse dello Stato a perseguire gli obiettivi e le linee della politica energetica nazionale con l'interesse della Regione Abruzzo a preservare determinate aree del proprio territorio.
Nelle parole della Prof. D’Orsogna docente di fisica all’Università della California e uno dei simboli di questa battaglia ritroviamo l'importanza di non delegare la nostra vita a nessuno: “ Come diceva Thomas Jefferson il prezzo da pagare per la democrazia è l’eterna vigilanza. Queste parole lui le ha dette nel 1790. Già da allora aveva capito che l’unica condizione per avere una società sana è quella in cui noi tutti sentiamo di avere a cuore la cosa pubblica e ne siamo protagonisti attivi. Altrimenti tutti ne approfittano."