CHIETI - Un’infezione rara stava per strappargli la vita. Dopo 22 giorni in rianimazione nell’ospedale teatino e sei mesi di cure all’Umberto I di Roma ce l’ha fatta. Alessandro Barbetta, 32 anni, arbitro di calcio, geometra, interinale al Genio civile, ora non aspetta altro che tornare a lavorare e sui campi di gioco.
Tutto inizia ad agosto dell’anno passato. La mamma Olga racconta quei momenti. «Poteva finalmente tornare ad arbitrare, dopo l’operazione al ginocchio che aveva subito diversi mesi prima», dice, «così il 4 agosto scorso decise di andare a giocare a calcetto. Il giorno dopo si ritrovò il ginocchio gonfio, senza aver subìto nessun trauma». Chiamarono subito il medico di famiglia.
«Capii subito che quel suo intervento non era appropriato, da esperto, c’era qualcosa che non andava», racconta Alessandro, «fatto sta che da lì a qualche giorno mi ritrovai in ospedale prima, operato e in rianimazione dopo». Il fratello Andrea, dopo aver saputo dai medici che l'unica speranza era quella di trovare del sangue, ha avviato un tam tam su Facebook e tramite sms al quale hanno risposto almeno 100 persone. Amici, gente comune, è scesa in campo per regalare una nuova esistenza al giovane. «Certo è», dice lui, «che devo ringraziare tanti. Chi è venuto a donare il proprio sangue, gli amici, la mia famiglia, la chirurgia e la rianimazione di Chieti, tutti gli specialisti romani e i miei colleghi arbitri». Proprio gli arbitri abruzzesi dell’Aia-figc, associazione italiana arbitri, hanno raccolto 4 mila euro per aiutarlo a curarsi.