
Gli screzi tra Maria Luisa Busi e Minzolini sono iniziati diverse settimane fa. Il primo aprile scorso la giornalista concesse un'intervista a Repubblica in cui riferiva di «un clima insostenibile in redazione» e criticava la decisione, presa dal direttore, di epurare tre conduttori del telegiornale. La Busi definiva la sostituzione dei tre una rappresaglia contro coloro che non avevano firmato la lettera a favore del direttore sul caso Mills. Secondo Minzolini invece l'avvicendamento era dovuto solo a un «rinnovamento all'interno del Tg1».Minzolini, il giorno dopo l'intervista, aveva inviato alla Busi una lettera di contestazione per non aver chiesto alla Rai l'autorizzazione per l'intervista.Alla lettera di contestazione, Busi rispose rivendicando il diritto alla libertà di espressione, sancito dalla Costituzione e dallo Statuto dei lavoratori, tanto più in veste di consigliere nazionale della Federazione nazionale della stampa. Oggi la rinuncia alla conduzione del Tg1 delle 20.
Con tre cartelle di lettera, la Busi rende note le ragioni per cui non si sente più a suo agio nella conduzione del Tg1. Se un giornalista può togliere la propria firma,in segno di protesta, un conduttore può solo togliere la sua faccia, spiega la Busi.
Ed è subito polemica.
Maurizio Lupi del Pdl, infatti, dice: «Dopo Santoro anche la Busi veste i panni della vittima e coglie la palla al balzo per godersi quei dieci minuti di notorietà. Mi dispiace per entrambi, ma la Rai non è di loro proprietà». Il deputato del Pdl Giorgio Lainati, vicepresidente della commissione di vigilanza Rai, difende Minzolini: «Ha tutto il diritto di decidere una linea editoriale e di puntare sulle tante riconosciute professionalità che da anni sono un patrimonio del Tg1». Dall'opposizione, Rosy Bindi sottolinea che «il Pd sta con chi afferma l'autonomia dei giornalisti del servizio pubblico e il pluralismo culturale della Rai, con chi non vuole mandare al macero un'azienda centrale per la vita democratica del Paese». Per il portavoce Idv Leoluca Orlando «è vergognoso che professionisti dalla schiena dritta siano stati costretti, in seguito a comportamenti vessatori, ad arrivare addirittura a prendere una decisione tanto drastica. Davanti a un caso tanto grave, quale quello che ha riguardato Maria Luisa Busi, non possiamo limitarci a dare pacche sulla spalla».
E già qualcuno parla di "epurazione sistematica", le voci politiche e non, si fanno sempre più insistenti.
Certo che insinuare che la Busi volesse, come Santoro, solo 15 minuti di notorietà è un discorso, a mio avviso, azzardato, se fatto in relazione ad uno dei volti della conduzione più noti d'Italia.
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