La proprietà di Arcore comprende la settecentesca Villa San Martino ad Arcore, il centro abitato di Cusago, il magnifico castello dichiarato fin dal 1912 monumento nazionale, varie tenute agricole, quadri d’autore, parco di un milione di metri quadrati, campi da tennis, maneggio, scuderie, due piscine, biblioteca, etc.
Nell’immaginario collettivo l’immensa proprietà di Arcore è di Berlusconi da “sempre” e sicuramente i sostenitori del “si è fatto da solo” saranno convinti che l’abbia guadagnata col sudore della propria fronte.
Ovviamente no. Abbiamo da fare un salto indietro nel tempo di più di 30 anni per capirci qualcosa.
C’era (ancora) una volta Cesare Previti (avvocato-amico di Berlusconi), tutore di Anna Maria Casati Stampa, ereditiera del marchese Camillo Casati; la famiglia Casati possedeva da generazioni la proprietà di Arcore e dintorni. La piccola marchesa, proprio attraverso il suo tutore, fu indotta a cedere la villa di Arcore e proprietà circostanti alla Edilnord di Berlusconi, per la modica cifra di 750 milioni di lire, a rate. Il resto dei terreni Casati Stampa, nei comuni di Usmate e Cusago, sono vincolati alla Edilnord che non spende una lira grazie a un contratto-capestro “preliminare di compravendita” incautamente firmato dalla marchesa nel ‘72.
Senonché, nel 1978, la Edilnord viene messa in liquidazione e dunque quel contratto rischia di perdere efficacia: così la Casati Stampa viene convinta ad autorizzare una scrittura privata fra il suo procuratore Giorgio Bergamasco (senatore liberale ed ex tutore della ragazza) e Giuseppino Scabini, prestanome di Berlusconi nella veste di amministratore della “Immobiliare Coriasco Spa” (l’ennesima società del gruppo Fininvest).
Con l’atto, Anna Maria Casati Stampa cede alla società berlusconiana 250 ettari (2.5 milioni di metri quadri), cioè tutto il ben di Dio che ho descritto nella premessa. La biblioteca viene affidata in gestione a Marcello Dell’Utri.
Considerando la nuda terra (escluso il valore degli immobili), la Immobiliare Coriasco dovrebbe dunque pagare questo piccolo paradiso la miseria di 690 lire al metro quadro. E nemmeno in contanti, ma in azioni di un’altra società berlusconiana. Infatti, in cambio delle proprietà, la marchesa “acquista a titolo di permuta [ ... ] n. 800 mila azioni della Cantieri Riuniti Milanesi Spa del valore nominale di L. 1.000 ciascuna”, valutate però “L. 1 miliardo e 700 milioni”. La stessa ridicola cifra è anche la valutazione dell’intera proprietà, cosicché Berlusconi e Casati sono pari: “non si fa luogo a conguaglio”.
In pratica, la marchesa si ritrova in mano una carrettata di carta, se si pensa che la Cantieri Riuniti non è certo un colosso delle costruzioni, avendo appena 2.2 miliardi di capitale sociale e 7 dipendenti (dirigenti compresi), e non essendo neppure quotata in borsa. Tant’è vero che, quando si rende conto dell’”affare” appena concluso, la signora chiede la monetizzazione di quelle 800 mila azioni, ma il procuratore Bergamasco non trova ovviamente, nessuno disposto a scucire 1.7 miliardi per quella società fittizia, così all’inizio del 1980 si rivolge alla stessa Cantieri Riuniti Milanesi Spa (cioè a Berlusconi stesso) affinché si riprenda le proprie azioni. E questa è ben felice di farlo, ma autopraticandosi uno sconto del 50 per cento: anziché 1 miliardo e 700 milioni, le 800 mila azioni verrebbero pagate 850 milioni, cioè la metà. Il che significa che il Cavaliere avrebbe pagato i terreni e i beni al sole di Cusago 345 lire al metro quadro.
Nello stesso periodo la proprietà fu valutata garanzia sufficiente ad erogare un prestito di 7,3 miliardi di lire. Il che vuol dire che ne valeva 10 volte di più.
sabato 8 maggio 2010
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Arcore: Il marchese, sua figlia e il "cavaliere" . Come mai Arcore è di Berlusconi?
Pubblicato da Redazione on sabato, maggio 08, 2010 · 0 commenti
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