
E' morta l'acqua pubblica, non ha opposto resistenza!
Serve proprio ad evitare questo ulteriore "sopruso", sul bene più prezioso di cui oggi disponiamo, che è partito ieri, 24 aprile, il weekend per la raccolta firme, che continuerà fino a questa sera nelle principali piazze italiane.
Con questa raccolta firme si cerca di ottenere la "ripubblicizzazione" dell'acqua, cioè essa è finalizzata alla modifica della legge che privatizza il servizio idrico; la legge di cui parliamo è il noto decreto Ronchi approvato nel novembre scorso. Forse non tutti sanno che tale decreto, che affida ai privati la gestione del più essenziale dei beni comuni come l'acqua, porterà ad un consistente aumento del costo del servizio, derivante non solo dalla necessità di remunerare i costi di gestione, ma anche dall'esigenza dei privati di realizzare profitti dalla fornitura dei servizi idrici. In tutto questo palesa anche il dramma di future, probabili, infiltrazioni mafiose nella gestione di tale servizio; dato che tutti sappiamo come tale "organo" funzioni bene nel nostro bel paese!
In merito alla stangata, che colpirà le famiglie italiane, dall'attivazione di tale decreto, il CODACONS ha diffuso, poco più di un mese fa e cioè il 22 marzo, non a caso nella "giornata mondiale dell'acqua", un bollettino con il quale si denuncia quanto varrà a pesare tale privatizzazione sulle tasche degli italiani; si parla di aumenti medi delle tariffe pari al 30% in 3 anni.
In soldoni, questo vuol dire che se nel 2009 una famiglia media italiana ha speso 268 euro, considerando un consumo medio annuo di 200 metri cubi d'acqua potabile, tra 3 anni la stessa famiglia arriverà a spendere in media 348 euro all'anno; il conto è presto fatto signori, un incremento di ben 80 euro pari appunto al 30%.
E io pago...!! Dato che, come molti dovrebbero sapere, nessun miglioramento è possibile per il consumatore quando si passa da un monopolio pubblico ad uno privato; visto che ci ritroviamo a pagare tutti quei costi di cui detto sopra.
Anche sul fronte della rete idrica italiana, ridotta a un colabrodo da molti anni, essendo infatti una delle reti di più difficile e costosa manutenzione e lo si capisce anche dal semplice contatore dell'acqua che tutti abbiamo e che non è mai stato rimodernato dagli enti preposti, non si capisce perché un'azienda privata debba investire nel miglioramento delle infrastrutture idriche più del pubblico, salvo che non possa aggiungere un lauto profitto al costo dell'investimento. E qui ci viene da riflettere... spero!
Tre sono i quesiti proposti con il referendum:
l'abrogazione dell'art 23 bis della legge n. 133/2008 impedendo così ai comuni la messa a gara e quindi la mercificazione della gestione delle risorse idriche;
l'abrogazione dell'art 150 del decreto legislativo n. 152/2006 per impedire il ricorso alle gare e all'affidamento della gestione del servizio idrico a società di capitali;
l'abrogazione dell'art 154 del decreto legislativo n. 154/2006 con la quale si eliminerebbe la possibilità di fare profitti sull'acqua.
Proprio per questi motivi è stata indetta la raccolta firme e gli organizzatori spiegano che la data di inizio della raccolta, che cade proprio nel fine settimana della Festa della Liberazione, non è casuale:
"Il nostro è un referendum contro la privatizzazione non solo di un bene o di un servizio, ma anche di un diritto. 65 anni fa la Resistenza di migliaia di donne e uomini liberavano il Paese dalla dittatura e dal fascismo, costruendo tutti assieme lo spazio comune della democrazia. Dal patrimonio di quell'esperienza nascono le energie e gli ideali di altre migliaia di donne e uomini che oggi si battono per l'acqua e i diritti fondamentali".